lunedì 6 dicembre 2010

Il corpo di-segnato



Anche una piccola biblioteca locale, senza pretese di esaustività o prodotti editoriali di nicchia, riserva a volte delle piacevoli sorprese. Penso di potermi dichiarare affezionata visitatrice, inizialmente attirata da cause di forza maggiore, in seguito per puro piacere personale.


In uno di quei giorni in cui prendo a gironzolare per gli scaffali con atteggiamento misto tra la noia e lo snobbismo (;-)), le mie dita cominciano a scorrere i titoli sullo scaffale di psicologia (ebbene sì). Si fermano - non avrebbe potuto essere diversamente - su un libretto indubbiamente affascinante per la sottoscritta, quantunque di orientamento a lei piuttosto estraneo. L’autrice è in effetti una psicoanalista francese (A. Anzieu) che ritiene di poterci spiegare il problema umano nei confronti di quanto è femminile: “La donna senza qualità. Schizzo psicoanalitico della femminilità”.

E “problema”, quello femminile, lo è per certo. Lo scritto non è recente, il linguaggio assolutamente non semplice … ma mi fa pensare. Pensare mi piace. A volte non mi basta, ed allora ci ri-penso su - senza quasi averne cognizione - per giorni, mesi, anni.

Qualche tempo prima, sui social network ed in rete, aveva preso a diffondersi con un certo successo la promozione di Lorella Zanardo, autrice di “Il corpo delle donne”. In un video affascinante e coinvolgente la Zanardo smuove le coscienze delle donne, donne incredule ed incapaci di farsi autentiche in una società che monopolizza i loro corpi e la loro stupidità, per la macchina dell’audience (e sull’autenticità/libertà ricordo il bellissimo libriccino del teologo Vito Mancuso …).

Recenti fatti di cronaca nera (bocconcini di cui vanno avidi i discutibili format televisi) violentano le nostre tranquille vite domestiche: Avetrana è lontana da me, “gente di campagna” e me la cavo così … ma Bergamo, Bergamo è vicina.

Donne, sempre e solo donne al centro dell’attenzione. Non, di quel genere di attenzione dignitosa, ma dell’attenzione morbosa del Grande Fratello. Oggi se sei donna e non sei velina od escort, semplicemente non sei. Al massimo, sei madre e moglie (compagna) e rincorri il minuto tra pappe, faccende, lavoro part-time (se va bene). E se non sei velina, se non sei nemmeno madre o moglie … allora … allora cosa sei? Cosa sei, in un mondo del lavoro che ti taglia fuori dai 30 in su, perché le statistiche dicono che prima o poi, dopo essere stata velina … vorrai essere madre (orribile evenienza, nel mondo globalizzato dai contratti usa e getta)?

Veline siamo noi, schiave disperate dell’aspetto fisico a tutti i costi. Noi, nemiche della donna più giovane, noi nemiche delle generazioni passate laddove - pur di non essere etichettate “femministe” - sosteniamo a spron battuto che la parità è dato di fatto, che è conquista raggiunta.

Le culture sono dure a cambiare: nonne ignorate insegnano il rispetto (spesso, il rispetto del marito, del padre non in quanto tali, ma in quanto uomini), la servitù.

Nipoti ribelli rispondono con rabbia: adolescenti delle mie generazioni, di quelle precedenti, di quelle successive …. Tutte, siamo cresciute con un televisore sintonizzato su “Happy Days”, “Vita da Strega”, “Non è la Rai”, “Berverly Hills 90210”, “Striscia la Notizia”, “L’eredità” (con tanto di dignitose “professoresse”/”ereditiere”).
Tutte, almeno una volta abbiamo guardato la prima serata di Sanremo: ma “solo per vedere gli abiti delle co-conduttrici” !! 

I media hanno educato milioni di piccole, giovani donne che oggi ritengono un dovere (verso chi, verso sé stesse o …?) la bellezza e l’apparenza a tutti i costi. La partita della "parità" si gioca tutta tra Bellezza e Gioventù: il resto, sono supplementari.
E l’esperienza?
Nel nuovo millennio, tutti nascono “imparati”. The Matrix, si sa, è mamma attenta e premurosa.
Pensa se questi eserciti di piccole deliziose donne … avessero l'opportunità di studiare, laurearsi, dimostrare anche di essere intelligenti!

La colpa è nostra, nostra quando usciamo di casa sposate, perché non sapremmo immaginarci diversamente. E’ nostra quando ci battiamo con una cattiveria e presunzione senza pari, al lavoro. La donna in carriera, nelle aziende, nelle università … si trasforma a volte in qualcosa di mostruosamente spietato, e rinnega ignara il suo corpo magico, un miracolo della natura … dono che prima, e sopra-tutto, è maternità.

“Non sono cattiva, sono gli altri a disegnarmi così”, e diventiamo tante povere Jessica Rabbit, accettiamo di essere “di-segnate”, accettiamo di essere “segnate”. Non sono contraria alla chirurgia estetica, quando sia intesa come "terapia" ... tutt'altro. Sono contraria all'accanimento e all'insoddisfazione, agli sguardi impietosi delle donne nei confronti delle donne colleghe, amiche ... nei confronti della passante.

Il nostro è un corpo di-segnato ad arte: bello, sinuoso, snello, seduttivo. Diversamente, cosa saremmo?

Solo qualche riflessione, in queste righe. Input scritti in libera associazione … liberissima, nessuna accusa, nessuna categoria additata, se non quella … maschile.

Perché nulla è più maschile del modo in cui una donna si vede ed interpreta.

Ma la donna il cui corpo “non ha” la qualità maschile per eccellenza, è la stessa donna che ha la qualità femminile per eccellenza: la maternità (A. Anzieu).

Maternità significa creare. Creare non è, sempre e solo “pro-creare”, ma creare significa reinventare, rivedere, ripensare, nutrire, accogliere e proteggere: ci sono madri non materne, e non madri … impensabilmente materne.

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